Si cerca ciò che non si vede e le pagine di Isgrò hanno l’effetto di un mascheramento all’interno delle quali si instaura un senso di ambiguità profonda tra ciò che è essenziale e ciò che è accidentale. Se da un lato, infatti, l’artista elimina l’aspetto illusorio della comunicazione, dall’altro impone interventi arbitrari che potrebbero potenziare o, indifferentemente, depotenziare il testo amputandone il significato.
L’unica regola è nel metodo dell’intervento all’interno di un percorso che tende a modificare l’universo della rappresentazione sottolineando come immagine e parola abbiano finito per subire una vera e propria mutazione. (…) L’artista, insomma, si fa carico dell’assenza per riconfermare la propria esistenza ribadendo la presenza del linguaggio e di un’immaginazione come repertorio di ciò che potrebbe essere. Insomma, se la realtà non è soltanto ciò che è, allora è anche ciò che non è.
Alberto Fiz, Per una ridefinizione dell’assenza, in "Insetti e filosofi", catalogo della mostra personale, Studio Guastalla, Milano, Ed. Graphis Arte, 2003.