Nella nuova serie di tele dedicata ai Ritratti incancellabili di undici toscani illustri, Isgrò inizia ovviamente da Dante Alighieri, il sommo poeta, padre della lingua italiana, rifacendosi indirettamente alla galleria di statue ottocentesche nel portico degli Uffizi (…).
I grandi della Toscana, i maestri della letteratura, dell’arte, della politica, dell’economia, della scienza e della musica riconosciuti e ammirati in tutto il mondo, dal Trecento ad oggi, negano sé stessi nell’epoca che li vede riprodotti, superficialmente, all’infinito. Isgrò li oblitera con il suo tipico tratto cancellatorio, sovrapponendo la sua fitta trama nera o bianca, al vivo o inquadrata e incolonnata, all’iconografia storica, per mascherarne i tratti generali, modificando sapientemente l’immagine di fondo e facendo emergere singoli dettagli, particolari selezionati di ogni personaggio negli interstizi fra le Cancellature.
Stefano Pezzato, in Isgrò e Malaparte identità negate, “Emilio Isgrò. Maledetti toscani, benedetti italiani”, catalogo della mostra, edizioni Mimesis, p.14.