La posizione della trasversalità, lucida e arrovellata, regna sovrana: ogni frontalità è impedita e concettualmente dichiarata. Ma senza drammaticità, senza nerità, anche se il bianco evidenzia il pallore sospeso della pittura che oscilla così tra il silenzio astratto della velatura e il rumore probabile delle figure sottostanti. Emilio Isgrò, dunque, procede nel suo percorso creativo ed evidenzia ancora una volta l’esigenza di Michelangelo di essere innanzitutto artista. Non è necessario identificarsi con un genere, ma è possibile affrontare il problema della ricreazione attraverso quell’intreccio capace di coniugare il respiro di un’arte totale, l’unica capace di restituire una testimonianza anche nei riguardi del proprio essere nella storia.
Achille Bonito Oliva, testo critico in “Emilio Isgrò”, catalogo della mostra personale, Galleria Fonte d’Abisso, Modena, 1987.