Aligi-Emilio Isgrò
2021-06-20

Con la scultura Aligi, un seme di limone smisuratamente ingrandito, Emilio Isgrò ha voluto ricordare uno dei personaggi più famosi di Gabriele d’Annunzio, legato più di quanto si creda alla Sicilia. Pare, infatti, che la prima rappresentazione della Figlia di Jorio fosse prevista a Catania con gli attori della compagnia di Giovanni Grasso, e per questo era stata tradotta in dialetto siciliano da Giuseppe Antonio Borgese. Rappresentazione che poi non avvenne per innumerevoli, impreviste ragioni, e la tragedia dannunziana andò vittoriosamente in scena nel 1904 al Lirico di Milano, nel testo originale in lingua italiana redatto dallo stesso poeta. 

“Eppure quella suggestione me la sono portata dentro fin da ragazzo, quando i miei genitori, appassionatissimi di teatro, mi parlavano di Aligi come di un nostro vicino di casa, se non proprio come di un parente. Si aggiunga, a chiudere il cerchio d’Italia e d’Europa, che anche le sponde del Garda, sulle cui rive sorge il Vittoriale, sono cariche di limoni e di agrumi, i famosi Zitronen evocati da Goethe in una sua celebre poesia”, così racconta l’artista.

Ancora una volta Isgrò sceglie come fonte di ispirazione questo simbolo globale e universale di fertilità e rinascita, che lo lega direttamente alle sue origini mediterranee e siciliane. A partire dall’ormai Protoseme del 1998, scultura in fiberglass di sei metri donata alla sua città natale di Barcellona Pozzo di Gotto, Isgrò realizza poi nel 2015, appositamente per Expo Milano, Il Seme dell’Altissimo, scolpito nel marmo Altissimo delle Alpi Apuane, che oggi trova collocazione permanente nei giardini antistanti la Triennale di Milano.

Il seme è principio primo e origine dello sviluppo potenziale, è sorgente di vita in natura e nell’uomo. Appartiene all’universo e di esso è parte integrante e imprescindibile, in ogni sua espressione, simbolica e materiale.

 “Forse è impossibile imbastire una qualche teoria che accom­pagni la crescita di un seme. Ed è impossibile per la sola ra­gione che questo seme da me impiantato in Sicilia – il seme dell’arte, il seme della vita, il seme di quel che vuoi – contiene già di per sé la teoria di ciò che è o potrà diventare” (da Emilio Isgrò, Teoria del Seme, 1998).

Opera realizzata in collaborazioe con Le Stazioni Contemporary art

per info: https://www.vittoriale.it/notizie/vittorialmente-20-giugno-ore-11-00

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