Il 15 maggio Castel Capuano, attuale sede della Scuola superiore della Magistratura, ha ospitato l’evento “Cancellazione dei Codici” di Emilio Isgrò, curato da Marco Bazzini e Cristina Mazzantini. L'iniziativa, promossa dall’Archivio Emilio Isgrò e realizzata in collaborazione con l’editore Giuffrè Francis Lefebvre e con il contributo della Galleria Gaburro Milano-Verona, presenta una serie di opere inedite realizzate dall’artista per l’occasione.
Emilio Isgrò è intervenuto sul Codice Civile e sul Codice Penale seguendo la sua cifra espressiva più caratteristica, ovvero cancellando parti del testo degli articoli col fine di proporre una nuova riflessione sui vizi e le virtù della società italiana. Su un testo cancellato in nero e bianco, attraversato anche da qualche formica – altro topos di Isgrò - le parole superstiti danno voce a nuove “regole”.
“Ho cancellato il codice civile e il codice penale perché senza parola non c’è diritto – afferma Emilio Isgrò -, e senza diritto non c’è democrazia. Il primo impegno dell’arte è quello di discutere in un mondo che urla”.